PSA

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PSA

L’antigene prostata-specifico (PSA) è una glicoproteina prodotta solo dalle cellule prostatiche che ha funzione enzimatica (serina-proteinasi). Nel sangue, l’attività proteolitica del PSA viene inibita dalla formazione irreversibile di complessi con inibitori della proteasi come l’alfa-1-antichimotripsina, l’alfa-2-macroglobulina e altre proteine della fase acuta. Oltre a questi complessi, nel sangue è presente anche il PSA libero (circa 30 %), che, però, è proteoliticamente inattivo. In genere, concentrazioni elevate di PSA nel siero indicano una malattia della prostata (prostatite, iperplasia benigna o carcinoma). Il PSA infatti aumenta in caso di carcinoma della prostata, ma anche in patologie benigne quali l’ipertrofia prostatica o l’infiammazione. Un’infiammazione o un trauma della prostata (ad es. in caso di ritenzione urinaria o in seguito a esami rettali, cistoscopia, biopsia transuretrale etc.) possono comportare aumenti del PSA più o meno significativi e persistenti. In questi ultimi casi comunque il valore di PSA non supera i 20 ng/ml, mentre valori al di sopra di questa soglia sono frequentemente associati a tumore della prostata. I valori di PSA hanno un significato diverso nelle diverse fasce di età. Infatti, in un paziente di 50 anni un valore di PSA superiore a 3 ng/ml è da considerarsi sospetto mentre un valore di 6 sarebbe ancora da considerare normale in un paziente di 80 anni. La determinazione del PSA viene impiegata soprattutto per il monitoraggio della risposta della malattia neoplastica alla terapia chirurgica, radio o chemioterapica e per il controllo dell’efficacia terapeutica in pazienti con carcinoma prostatico o con trattamento ormonale. L’intensità della diminuzione del PSA, fino a concentrazioni non più rilevabili, dopo una radioterapia, una terapia ormonale oppure la radicale asportazione operatoria della prostata, è un indizio del successo terapeutico.

Al dosaggio del PSA totale si è aggiunto in tempi più o meno recenti il dosaggio del PSA libero che è una frazione del PSA totale e permette una migliore diagnosi differenziale nei confronti della ipertrofia prostatica benigna. Si utilizza a questo scopo il rapporto fra PSA libero e PSA totale, avendo stabilito un valore soglia al di sotto del quale è più probabile una patologia maligna. Tale rapporto è utile nella distinzione tra cancro alla prostata e condizioni prostatiche benigne in uomini di 50 o più anni d’età, che presentano un’esplorazione rettale digitale non sospetta per il cancro alla prostata e un valore di PSA totale compreso fra 4‑10 ng/ml. Per poter diagnosticare un tumore alla prostata è comunque fondamentale la biopsia prostatica, che permette di confermare il sospetto a livello istologico e di determinare il grado dell’eventuale tumore.

Valori di riferimento: 0- 4 ng/ml

Valori di riferimento del rapporto PSA libero/PSA totale (solo per valori di PSA totale >4 ng/ml)

<10% probabile patologia maligna

Fra 10 e 20% dubbio

>20% probabile patologia benigna

Nota: A causa della presenza del PSA nelle ghiandole parauretrali e anali nonché nel tessuto pettorale e in carcinomi mammari, una bassa concentrazione di PSA può essere misurata anche in sieri prelevati da donne. Persino dopo una prostatectomia radicale il PSA può essere rilevabile.

 

 

 

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