Tumore alla prostata: esiste la dieta della prevenzione?

Il carcinoma della prostata è il tumore più comune negli uomini. La malattia viene diagnosticata per lo più in uomini di età superiore agli 80 anni, essendo circa il  70% dei casi diagnosticati in questa fascia di età, comunque al di sopra dei 50 anni, molto rari sono i casi diagnosticati in pazienti al di sotto dei 50 anni. La riduzione stimata dell’aspettativa di vita causata dal tumore alla prostata è di circa 9 anni. Il tasso straordinariamente elevato di cancro alla prostata clinicamente occulto nella popolazione generale indica che molti di questi tumori hanno un basso rischio biologico, pertanto molti pazienti con tumore a basso rischio  vengono sottoposti soltanto a sorveglianza e si constatano elevati tassi di sopravvivenza a 5 e 10 anni di follow-up. I dati dimostrano tuttavia che con un follow-up più lungo, i tumori di grado superiore sono associati ad un maggior rischio di morte per tumore alla prostata. I fattori di rischio per lo sviluppo del tumore alla prostata sono: età, aumenta il rischio all’aumentare dell’età, familiarità, il rischio aumenta se padre, figlio o fratello della stessa famiglia si sono ammalati di tumore alla prostat, ormoni, la prostata necessita di un livello normale di ormoni maschili per poter funzionare senza problemi, principalmente il testosterone  e un suo metabolita, il diidrotestosterone (DHT). Alterazioni di quest’ultimo possono portare ad aumento di volume della prostata e si pensa che il DHT possa essere coinvolto nello sviluppo del tumore alla prostata.  Un semplice esame al sangue permette di determinare il PSA, che è un marcatore tumorale, una proteina che aumenta in caso di carcinoma della prostata ma non solo.

La prevenzione è legata soprattutto ad una alimentazione sana. Per esempio i pomodori si pensa che possano aiutare a prevenire il tumore alla prostata, in quanto contengono licopene, anzi rappresentano la principale fonte di licopene nella dieta. Sono stati di recente pubblicati i risultati di uno studio che esamina se gli uomini con tumore alla prostata hanno l’abitudine di mangiare meno pomodori rispetto agli uomini sani. Secondo gli autori è “biologicamente plausibile” che mangiare molti pomodori può aiutare a prevenire il cancro. I pomodori sono una ricca fonte di licopene, una sostanza antiossidante che protegge dai danni alle cellule e che viene meglio assorbito quando i pomodori sono stati cotti, accompagnati da grassi o olio. Tuttavia, le varie opinioni non sono concordi nel ritenere che il licopene è in grado di proteggere le cellule. Questo nuovo studio non è infatti un trial controllato randomizzato e in altri studi il licopene non ha ridotto il rischio di cancro alla prostata e anche i supplementi di licopene non hanno avuto effetto. Una revisione dei dati pubblicati ha concluso che le prove che sostengono il licopene associato ad un rischio ridotto sono molto deboli poiché gli studi precedenti non sono stati controllati per l’assunzione totale di verdure (cioè separando l’effetto dei pomodori dalle altre verdure), perciò non è possibile quantificare l’effetto del solo licopene. Anche gli integratori alimentari di licopene non sono riusciti a ridurre il rischio di tumore alla prostata. Nello studio prospettico più grande fatto fino ad oggi  su 9.559 uomini (“Prostate Cancer Prevention Trial”) il licopene non è stato associato con alcuna riduzione del rischio di cancro alla prostata. Allo stesso modo, non è stata vista alcuna relazione tra le concentrazioni nel siero di licopene e rischio di cancro alla prostata.

Un altro elemento importante per la prevenzione è il grasso alimentare. Sebbene l’incidenza del tumore alla prostata latente (visibile solo all’esame istologico) sia simile in tutto il mondo, la percentuale di casi di tumore della prostata clinicamente manifesti varia da paese a paese e anche di molto.  Diversi studi hanno dimostrato una relazione diretta tra il tasso di mortalità specifico del tumore alla prostata di un paese e le calorie totali provenienti dai grassi consumate dalla popolazione del paese in questione. Anche su modelli animali è stata riscontrata una diminuzione dei tassi di crescita del tumore negli animali alimentati a basso contenuto di grassi. Molti altri studi “caso-controllo” hanno trovato un’associazione tra il rischio di carcinoma alla prostata e grasso alimentare, anche se non tutti sono arrivati a questa conclusione in modo univoco. Circa la metà degli studi pubblicati sulla relazione tra il rischio di carcinoma della prostata e grasso alimentare ha constatato un rischio aumentato correlato all’aumento di grassi alimentari mentre gli altri studi non hanno trovato alcuna associazione. Solo negli studi in cui sono stati assunti grassi polinsaturi (di origine vegetale) è stata riscontrata una significativa associazione negativa tra il tumore alla prostata e l’assunzione di grassi, questo significa che il grasso di origine animale è associato ad un rischio più elevato. Inoltre in uno studio su 384 pazienti con tumore alla prostata è stato visto che il rischio di progressione del tumore ad uno stadio avanzato è maggiore negli uomini con un’elevata assunzione di grassi. I prodotti caseari e il calcio assunti con la dieta invece aumentano di poco il rischio di tumore alla prostata.

Un caso a parte è l’uso di prodotti multivitaminici. L’uso regolare di multivitaminici non è stato associato al rischio di tumore alla prostata precoce o localizzato. Tuttavia, in uno studio su larga scala (circa 300.000 uomini), c’è stato un aumento statisticamente significativo del rischio di tumore prostatico avanzato e fatale negli uomini che facevano uso eccessivo di multivitaminici. Per esempio selenio e Vitamina E (anche se presa da sola) aumentano il rischio di tumore alla prostata e il rischio permane più alto anche dopo aver sospeso la terapia con vitamina E. L’acido folico è una vitamina del gruppo B, che si trova in alcuni cibi quali cereali integrali o verdure. Uno studio condotto su uomini che assumevano 1 mg al giorno di acido folico sottoforma di integratore per 10 anni ha dimostrato che questo aumentava il rischio di tumore alla prostata, mentre coloro che assumevano abbastanza acido folico tramite gli alimenti invece avevano un rischio più basso di tumore alla prostata. Questo dimostra come gli integratori di vitamine non possano mai sostituire le vitamine ingerite tramite gli alimenti.

 

In definitiva quindi si può raccomandare come misure di prevenzione sempre una dieta sana e equilibrata, ricca di frutta e verdura e basso contenuto di grassi, l’esercizio fisico e non fumare. È improbabile che concentrarsi su un unico particolare alimento migliori la salute.

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